Spazio e libertà: i luoghi della privazione della libertà

Responsabile: Prof.ssa Maria Rosaria Santangelo

Comitato tecnico scientifico:

prof. Paolo Giardiello, prof. Orfina Fatigato, prof. Clelia Iasevoli, prof. Giuseppina Mari, Prof. Umberto Ronga, dott. Francesco Casalbordino, dott. Sara Riccardi

Descrizione area

Il focus del lavoro di questa area di ricerca è lo studio dei caratteri dello spazio ristretto nelle sue diverse tipologie (dal carcere ai centri per il rimpatrio) e del rapporto tra spazio e utente, l’indagine si focalizzerà sui luoghi in cui in cui è costretta a vivere la persona privata della libertà e su quei casi in cui la libertà è “condizionata” creando una relazione tra la vita priva di costrizioni e gli obblighi imposti dalla pena.

Se lo spazio può suggerire modalità, relazioni e assecondare la comprensione delle azioni proprie di una vita basata sulla convivenza civile, il progetto di tale spazio deve rispondere alle diverse condizioni ed esigenze, lavorare sulle differenze per dare forma ad una vita ristretta non punitiva ma finalizzata al reinserimento nella società.

Sviluppare una ricerca multidisciplinare sulle relazioni tra il carcere, luogo per eccellenza di privazione della libertà, altri luoghi deputati e il più ampio ambiente urbano, a partire dall’atteggiamento individuale del ristretto nei confronti del “fuori” appare oggi imprescindibile.

Obiettivo area

Il tema della qualità degli spazi di restrizione della libertà personale e del percorso di recupero di coloro che lo abitano è strettamente collegato a quello della sicurezza dei cittadini (Horizon 2020), trasformare la pena in un percorso di riabilitazione e reinserimento nella società significa, come dimostrano i dati e le statistiche, maggiore sicurezza e abbassamento della recidiva. Il percorso può avvenire se e solo se è legato alla volontà comune al mondo penale di affrancarsi da quello penitenziario come unica soluzione al concepimento e all’esecuzione della pena; ecco che il sistema dei luoghi in cui ciò avviene è fondante, la modificazione degli spazi, interni ed esterni, e una loro diversa configurazione e concezione rappresentano passaggi assolutamente necessari. In materia di sicurezza la UE punta, nel rispetto della privacy dei cittadini e sostenendo i diritti fondamentali, allo sviluppo di nuove tecnologie per combattere il crimine e per innescare processi alternativi alla detenzione con alti margini di garanzia.

Obiettivo specifico della ricerca è ripensare i luoghi della pena e della restrizione della libertà in relazione ai criteri di benessere sociale e ambientale, quegli stessi che animano la programmazione della ricerca europea e che puntano a creare sinergia tra scienza e società, significa ripartire dalle condizioni di vita dei ristretti. Lo spazio, la cui percezione “dentro” è assolutamente diversa, è definito, reiterato, nelle misure e nella qualità; questi luoghi privi di qualità si specificano attraverso le attività che vi si possono svolgere o attraverso l’immobilità della costrizione. Progettare lo spazio significa prefigurarsi in qualche modo la vita delle persone ristrette quindi tutti gli elementi del progetto assumono valenze particolari, il rapporto dentro/fuori che è fisico ma, per chi vive in regime di restrizione, è nella stessa misura mentale. Ugualmente importante è l’obiettivo di riportare queste realtà al centro della vita civile delle comunità, a partire dalla forma fisica, dall’apertura all’esterno che consente da un lato di interrompere l’isolamento di chi è dentro, dall’altro di far conoscere una realtà ad oggi sconosciuta e relegata al gradino più basso della coscienza sociale.

Laboratorio “Spazio e tutela dei diritti”

Responsabile Scientifico: prof.ssa Marella Santangelo

Comitato scientifico: prof.ssa Orfina Fatigato, dott.ssa Antonella Barbato, dott. Francesco Casalbordino